2016 06 28 Daniele Zovi
è stato Comandante procinciale di Vicenza e attualmente regge il Comando regionale per il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. Ha scritto diversi libri riguardanti la vita degli animali, uno di questi è ‘Lupi e uomini. Il grande predatore è tornato’.
Prima del lupo in Veneto è tornato l’orso, ma il discorso per molti versi si assomiglia. I grandi carnivori hanno una forza evocativa diversa. In questi anni in cui le foreste sul territorio nazionale sono raddoppiate, altri animali sono tornati ad abitare ambienti da cui erano scomparsi. Quando è tornata la lontra non è cambiato nulla nei discorsi tra gli uomini, quando l’orso Dino si è mangiato quattordici asini nel giro di un anno nel vicentino, la stampa ha cominciato un tam tam allarmistico che rendeva tutto molto più sconvolgente di quello che era in realtà. Ci sono gruppi di persone totalmente a favore e totalmente contro e le chiacchiere degli uni e degli altri alimentate da aneddoti hanno generato e generano molta confusione.
Mi sono deciso a mettere insieme notizie che mettessero in chiaro la natura del l’orso affinché si ridimensionasse questa figura mostruosa che stava venendo fuori.
Non bastava scrivere il libro, bisognava presentarlo e raccontare a voce come stavano le cose e da quel momento mi sono trovato a fare il conferenziere in tutta Italia riguardo a questi argomenti.
Il lupo non c’era ancora ma era nell’aria e non ha tardato ad arrivare. Mi sono sentito di dover scrivere questo libro con ragioni simili a quello sull’orso. È stato un viaggio conoscitivo che mi ha portato in Abruzzo, in Emilia e in Piemonte per aggiungere all’esperienza locale informazioni che potevo mettere insieme solo incontrando persone che di lupi si erano sempre occupate. Messo insieme il materiale volevo scrivere un testo che fosse accessibile a tutti, comprensibile.
Il lupo: chi è? È un carnivoro e in un mondo senza carnivori, gli erbivori prolificano a dismisura. Nel Cansiglio la ricrescita di faggio è completamente inibita dal numero esagerato di cervi, a Paneveggio è l’abete rosso ad accusare il colpo. Il lupo è un fattore regolatore.
Il ritorno prepotente dei cinghiali ha rovinato grosse aree dove i prati vengono sistematicamente rivoltati e le prese d’acqua delle sorgenti di acqua potabile ribaltate, il lupo non preda i cinghiali, ma preda i piccoli.
Quanto è davvero pericoloso per l’uomo? Il vero pericolo arriva dai cani re inselvatichiti che tornano alla vita selvaggia riunendosi in branchi senza la minima paura delle persone che conoscono da migliaia di anni.
L’uomo: chi è? Finchè abitava ogni fazzoletto di terra si è messo d’impegno per eliminare i lupi e ci è riuscito, ma poi se n’è andato in città. Nè prima nè adesso è il centro del mondo. C’è il lupo, c’è l’albero, c’è il cervo, c’è l’aria è c’è anche l’uomo.
È tornato perchè prima c’era. Non c’era più perchè era stato sterminato. I toponimi di paesi di tutta Italia, anche in piena pianura come Lovolo nel mezzo della Pianura Padana, raccontano che i lupi se ne andavano in giro proprio ovunque. È tornato per un meccanismo naturale, se la superficie delle foreste è raddoppiata, il numero di ungulati è anche quintuplicato. Il ritorno dei carnivori è necessario per l’equilibrio.
Come Slavc è arrivato con il suo radiocollare che ci racconta tutta la strada che ha fatto, sono arrivati anche altri lupi di cui si è avuta notizia è altri di cui non si è mai saputo nulla. Giulietta è una di questi. Lei ha avuto fortuna.
All’uomo piace la paura, sentire storie. È la semplice verità?
I lupi hanno sempre predato le pecore, non se n’è mai parlato più di tanto. Tacito e Plinio lo nominano, per loro è una di quelle cose che succedono in natura come il fulmine. I nostri allevatori hanno perso l’abitudine. Gli si propone di utilizzare dissuasori sonori, bandierine che si muovono, recinti, cani da guardiania. Nessun sistema incontra il loro favore.
Sono stato in Emilia per incontrare degli allevatori dell’Appennino in provincia di Forlì. È una zona dove le tecniche di allevamento erano molto simili a quelle adottate in Lessinia, i vitelli nascevano in alpeggio dove passavano un’estate semibrada e quando è tornato il lupo ha fatto grossi danni. Far nascere i vitelli in stalla vuol dire cambiare tecnica. È una cosa in più da pensare, ma lì è stata la soluzione definitiva: i danni da lupo sono stati completamente azzerati.
I risarcimenti finora sono stati totali ma non si può continuare così, bisogna mettere a punto delle misure per mitigare i danni.
Il mondo non è nè del lupo, nè della pecora, nè dell’uomo, bisogna che tutti ci trovino quello di cui hanno bisogno e coesistano con gli altri.