2016 07 04 Progetto Pasturs
‘Ho trovato il volantino del progetto Pasturs dai Coltivatori diretti e ho contattato l’associazione, poi c’è stato il corso di formazione e l’altra settimana è arrivato il primo volontario, era uno che si adattava e ci siamo trovati bene sia noi che lui’
Andrea Morelli. Allevatore.
500 pecore, una ventina di vacche in lattazione, un’ottantina di manze insieme a una ventina di cavalli.
6 o 7 quintali di latte al giorno consegnato a valle ai caseifici.
D’estate lavorano qui in tre: lui che coordina e segue e si sposta dove servono più mani, il pastore che guarda le pecore e una ragazza che sale per mungere ma poi se ne va.
Al di là del discorso dei carnivori, una persona in più fa sempre comodo e il ragazzo che è stato qui la settimana scorsa era proprio in gamba. Oggi è arrivata un’altra ragazza, all’inizio bisogna stargli un po’ dietro, poi alleggeriscono molto.
Qui è passato un lupo una decina di anni fa, una notte ho perso una ventina di pecore, c’era brutto tempo e ho preferito non rinchiuderle nel recinto perché andassero a ripararsi. Il mattino dopo era una strage, alcune predate, altre diroccate e quelle che erano ferite più gravemente ho dovuto sopprimerle. Tutte erano terrorizzate.
Quel lupo ha passato l’estate da solo e se l’è cavata perché durante l’inverno è poi sceso a valle. Il bestiame ha preso la via dei paesi e lui lo ha seguito. Non ha avuto fortuna, nessuno ne ha più saputo niente.
La casa in cui stiamo in alpeggio è di privati che la affittano, quando siamo saliti la prima estate entrava acqua dal tetto e dovevi tenere l’ombrello anche in casa, loro non avevano intenzione di fare lavori, ce li siamo fatti noi e adesso dentro non piove più. È un bel posto.
D’inverno le mucche e le manze stanno in stalla e ci sono due persone che le seguono. Io scendo nel comasco con le pecore seguendole con la roulotte.
‘Il progetto intende mitigare il rischio per i pastori delle Orobie bergamasche dovuto all’arrivo dei grandi predatori attraverso la formazione di volontari in grado di fornire loro conoscenze e aiuto concreto sul campo in tutti gli aspetti della vita lavorativa.
La mitigazione di questo rischio aumenta il livello di convivenza tra pastori e grandi predatori, riducendo il rischio di estinzione per gli ultimi.
I volontari apportano al mondo dell’allevamento competenze specifiche e buone pratiche in tema di conservazione degli ecosistemi, i pastori mettono in campo il loro contributo di esperienza e conoscenza del territorio.
Lo scambio proficuo di esperienze e l’individuazione di proposte di marketing territoriale legate al tema porta a una diminuzione del conflitto tra pastori e grandi predatori, che si traduce nella riduzione dei danni, nella tutela della razza autoctona “pecora bergamasca” e nel miglioramento del rapporto di fiducia tra mondo ambientalista e dell’allevamento.’ da www.pasturs.org
Roberta Cucchi è una delle quattro persone che lavorano nel parco delle Orobie bergamasche. Lei si occupa sia della fauna selvatica che delle pratiche agricole di quella fetta di montagne selvagge stretta tra Brescia, Sondrio, Milano e Lecco. È un parco senza guardiaparco, è il corpo forestale a svolgere questa funzione.
Il progetto Pasturs. Progetto sperimentale su base volontaria dalla progettazione alla messa in pratica dell’idea. Sono pochi gli allevatori coinvolti e i loro alpeggi si trovano tutti entro i confini del parco. Pasturs riprende il progetti francese Pastoraloup, il parco delle Orobie bergamasche che si è occupato di individuare i pastori e del supporto logistico e il WWF Bergamo che ha messo a disposizione la sua casa di Valpredina per il corso di formazione dei volontari che ha reclutato e la collaborazione da parte di Coldiretti Bergamo e Regione Lombardia.
Il corso di formazione è requisito fondamentale per i volontari che si alterneranno nei cinque alpeggi nel corso dell’estate. Gli allevatori a loro volta si sono incontrati con figure scelte dal progetto per la loro formazione, necessaria per rendere più agevoli possibile i rapporti tra il loro mondo è quello della pianura da cui provengono i volontari.
Riguarda proprio gli ambiti del lavoro di Roberta ed è lei l’addetta a dare l’appoggio ai volontari e a tenere i rapporti con i pastori.
Quando l’ho sentita, stava andando a recuperare una volontaria per accompagnarla all’alpeggio Manina, dove avrebbe trascorso la settimana seguente: Chiara Bertoletti.
‘Stavo andando a sparecchiare la tavola! Andrea deve scendere a valle, sarà questione di un’oretta e quando tornerà, andremo insieme a visitare l’alpeggio alto dove c’è l’altro pastore incaricato di sorvegliare le pecore e rinchiuderle nel recinto per la notte‘
Chiara Bertoletti di 38 anni viene da Villa di Serio, Bergamo. Dopo aver studiato come perito agrario dove ha coltivato l’interesse per l’allevamento della terra e degli animali si è trovata a vivere di tutt’altro mestiere senza mai dimenticare la sua naturale inclinazione. Era già pratica della zona che ha sempre frequentato con gli ski o a piedi ma non conosceva le persone che la abitano da sempre.
Le sue mansioni riguarderanno, come per gli altri volontari, la manutenzione delle recinzioni, la mungitura e il governo del pascolo. In questo alpeggio ci sono quattro cani da pastore ma nessun cane da guardiania, anche se è il primo giorno qui, si sono capiti dal primo momento, rispondono e ascoltano. Il lupo si è fatto vivo tanti anni fa ma adesso sembra che non ci sia, comunque lui è furbo e non si fa mica vedere!