2016 08 09 TERESIO Guiffrey
Borgovecchio di Bardonecchia
Cresta Seba. Prima che ci fossero i gasex, andavamo a tagliare le slavine con gli ski ogni volta che nevicava e negli ultimi anni ho cominciato a vedere le tracce. Ci avrei giurato che era un lupo. Non ho mai visto cani a quell’altezza in quella stagione. È successo quattro o cinque volte in due o tre anni. Può sembrare poco. Quando la neve fa crosta o è ventata, non le puoi vedere ma non è detto che non siano passati. Quando nevica tanto su quel versante della montagna i camosci si alzano ed è facile vederne una colonia che rumina nell’erba gialla dopo che il manto nevoso è scivolato ammucchiandosi più in basso.
Facendo l’innevamento per anni ho lavorato di notte ma ho sempre visto solo le tracce. È schivo e attento. Sa scomparire come un fantasma.
Nessuno ammetteva la sua presenza. Una mattina ritirando i cannoni, abbiamo trovato una carcassa di capriolo al bivio della cappellina: sangue nella neve, stomaco intatto e peli. Hanno continuato a dire che non poteva essere stato il lupo.
Incontro alla bergeria.
Sette o otto anni fa stavamo rientrando da un giro in bici prima di andare a lavorare. Un lupo stava seduto a monte della bergeria e guardava i movimenti sottostanti nonostante i cani che non si erano accorti della sua presenza.
– guarda che volpe!
– Non può essere una volpe.
A duecento metri da lì il rumore dei freni lo ha allertato e nel tempo in cui il rumore gli è arrivato alle orecchie era già sparito.
Agilità.
Sulla strada che scende dal col della Scala, casotto della vecchia frontiera, salivo in bici andando a lavoro e loro scendevano venendomi incontro trotterellando. Un incrocio di sguardi ed erano già volati oltre le terre armate.