Ci sono i lupi, ma ci siamo anche noi.

2016 08 16 Mauro Bongiovanni
Alpe Tartarea
Allevatore di bovini

Mauro Bongiovanni. Alpe Tartarea
Mauro Bongiovanni. Alpe Tartarea

Le nuvole si stanno attaccando alle montagne, l’aria è bollente, umida ed elettrica. Anni fa ero scesa dalla strada che sto risalendo e mi ero fermata a comprare della toma all’alpe Tartarea: uno di quei pezzi di formaggio che a distanza di anni te li ricordi ancora. Mi sono fermata per cercarlo di nuovo ma non ne hanno più. All’epoca in questo alpeggio erano due soci che tenevano gli animali insieme, uno con animali da carne e l’altro da latte, era l’altro a mungere e fare il formaggio. Adesso ha preso un alpeggio per conto suo, munge al pascolo e porta il latte a valle per lavorarlo in caseificio. Non era possibile allestire un locale di trasformazione del latte in alto e per continuare a fare il formaggio ha dovuto adeguarsi al sistema di lasciare la mandria incustodita la notte e di salire in auto due volte al giorno per prendere il latte.
Mi sono fermata lo stesso perché il socio che è rimasto qui è Mauro e questo posto c’è l’ha talmente attaccato alla pelle che non riusciamo a staccarcene neanche noi. Isotta bruca tranquilla, io mi cucino un riso e chiacchiero con lui di fianco alla tettoia dove passano la notte le mucche con il vitello.

La prima volta che li ho sentiti ululare era il 2011: quel suono taglia la nebbia a coltellate, lo vedi quasi riempire ogni anfratto. Gli animali sanno che cos’è, senza che nessuno glielo debba spiegare.
L’anno scorso ne ho visti quattro risalire il vallone, arrivavano da Meire Bigorie e risalivano a passo deciso al colle del Cervetto. Erano due adulti e due giovani, camminavano spediti come se la montagna fosse in piano e non hanno mai voltato nè abbassato la testa. La mandria era fuori rotta rispetto alla loro destinazione ma se se la fossero trovata davanti temo che non sarei riuscito a difenderla da quattro lupi.
Non ho mai subito dei veri attacchi, capita che lui faccia dei tentativi ma le mucche si difendono, si riuniscono compatte e lo fronteggiano. Fa paura comunque. La questione non è quel capo che è in grado di abbattere, è l’idea che in una notte di nebbia può esser capace di spingerne dieci o dodici in un burrone e allora non c’è niente da fare, la mandria non può rimanere la stessa.
Quest’anno ci ha provato due volte. La prima volta le ha solo spaventate, io ero qui è in un baleno ho visto la mandria che cominciava a girare a velocità sostenuta sul pendio di fronte spostandosi in modo strano. Tempo di arrivare lì vicino e lui era già sparito. Le aveva solo spaventate. L’altra volta era riuscito ad isolare una manzetta, quella in particolare non è uno degli animali più furbi e probabilmente lui l’ha scelta per quello, la stava spingendo verso le rocce sotto il pascolo e tutte le altre erano agitate e hanno fatto rumore finché Vasile, l’operaio rumeno che mi dà una mano, è corso sul posto e lo,ha spaventato. Anche lì è sparito, ma per quanto? Dargli fastidio è un modo per fargli passare la voglia di tornare, ma la volta che riuscirà ad eludere la nostra sorveglianza?
Quello che li attira di più è l’odore del sangue e quando una mucca partorisce, vitello e placenta sono un bel richiamo. Quando sono a termine, le porto vicine alla casa e di notte in questo paddock, preferisco dare del mangime e tenerle sotto controllo che rischiare che si isolino per partorire cacciandosi nei guai lontane dalle altre. Una mucca con il vitello appena nato rischia troppo e non sono animali selvatici, sono capaci di vivere in semilibertà ma non di sopravvivere alla natura, hanno bisogno di essere accudite.

Per ottenere i risarcimenti in caso di attacco da lupo sono state messe tante di quelle clausole che è proprio meglio che non arrivi. Pretendono che gli animali siano chiusi in un recinto di rete elettrificata alto un metro e venti: un recinto del genere non puoi spostarlo tanto spesso, le reti sono pesanti e quelle alte lo sono ancora di più. Portarle ogni sera al recinto man mano che mangiano l’erba più vicina diventa una difficoltà: si rovinano sia gli zoccoli che non sono fatti per camminare così tanto che la montagna che, passando così tante volte con centocinquanta animali, comincia a franare nei punti critici. Quello che posso fare senza fare danni è tenere vicine a casa le madri con i vitelli. Gli altri animali devo lasciarli liberi di difendersi a vicenda. È un rischio, ma se certi sentieri cominciano a crollare, certi pascoli non posso più farglieli raggiungere. Qui siamo da soli.
Esistono delle assicurazioni e quella è una delle attività che beneficiano di più del ritorno del lupo: non sai se e quando arriverà, ma potrebbe succedere e arrecare grossi danni, se arriverà e le difese in atto non saranno all’altezza di tutte le clausole del contratto, potrai aver pagato l’impossibile ma non verrai risarcito. Se i danni supereranno una certa cifra, in ogni caso verrai risarcito solo fino a quella cifra. Non è un bel pensiero. Il rischio rimane lo stesso.

– vuoi del latte nel caffè?
– Grazie
Tira fuori una bottiglia di latte che non arriva sicuramente da un cartoccio
– ma quel latte da dove arriva?
– L’ho munto stamattina. Non posso fare colazione senza latte!
– Buonissimo!
Sellando prendo il materiale che avevo appoggiato dietro la casa e mi cade l’occhio su una tavoletta di larice liscia come l’avorio al cui centro è incastrato un bastone lungo una trentina di centimetri. Lo sgabello per mungere.

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