Enrico Camanni, alpinista e scrittore.
l’ultimo capitolo del suo ultimo libro ‘Alpi ribelli’, edito da Laterza è dedicato al lupo: l’ultimo ribelle.
che cos’è il lupo?
Il lupo è sicuramente il selvatico.
Da un lato è il fascino del selvatico:
Cosa mi ha spinto alla montagna è sicuramente il fascino della natura selvaggia, non sono le pareti o le grandi imprese e il lupo è sicuramente il simbolo di tutto questo.
Dall’altra parte è il selvatico che ci fa paura: quella parte di noi che non conosciamo né vogliamo conoscere fino in fondo.
è una figura in chiaroscuro, può essere la cosa più ancestrale del mondo, ma può anche essere attualissimo perché ne sentiamo la mancanza: diventa la mancanza dell’aspetto selvaggio nel nostro modo di vivere. Il lupo ci interpella su questo, con tutte le sue contraddizioni.
è anche un ostacolo: uno che mangia le pecore, uno che dà fastidio, uno che non c’entra niente con il nostro modo di vivere e sconquassa un po’ le nostre certezze.
hai esperienza di incontri con il lupo?
purtroppo no e mi dispiace perché l’incontro è quello che materializza l’immagine, così è stato con gli stambecchi e i camosci, con l’orso nel Parco Nazionale d’Abruzzo, l’aquila, il gipeto. Sono tutti incontri che lasciano una sensazione forte.
Forse è anche un bene che non sia mai accaduto, posso sempre sperare di incontrarlo, magari sarà una delusione, magari è piccolino,
persone a cui vuoi bene che lo hanno incontrato? cosa ti hanno fatto arrivare del loro incontro?
no, al volo mi ricordo una cosa, una giovane madre di Prali che diceva: ‘noi non abbiamo niente contro il lupo, ma quando i bambini vanno in piazza al mattino ad aspettare il pullman e ci sono i lupi che vanno a rovistare nei bidoni della spazzatura, fa un po’ impressione. Ormai il lupo è una presenza a suo modo domestica.
Per un abitante di Pinerolo è un’idea impensabile che il lupo conviva con i propri figli, Prali è poco distante.
che cos’è la paura del lupo?
La paura di un essere che non può farci niente è irrazionale. Una volta si pensava che mangiassero i bambini, ma questo non accade, almeno nel nostro mondo.
è la paura dello sconosciuto che vive nei boschi. L’uomo selvaggio, personaggio mitico di cui si raccontava una volta, fungeva da mediatore tra il mondo selvatico e quello domestico. Oggi non abbiamo più bisogno di mediazioni, sembra che tutte le nostre tecnologie possano permetterci di tenere tutto sotto controllo, anche in montagna. Non è così e il lupo rappresenta tutto quello che non padroneggiamo.
Le altre paure le trovo molto infantili. Chi pensa di poter essere attaccato dal lupo rimarrà deluso, è difficile che succeda. Non è una paura reale, è la paura di qualcosa che non si conosce né si gestisce. Il lupo fa quello che vuole lui e si porta dietro questa brutta fama. In realtà tutti gli animali selvatici fanno quello che vogliono, il lupo è più evidente perché è un carnivoro e quindi è anche più dominante nella gerarchia.
Il lupo ci pone dei limiti che il capriolo, mangiando l’insalata degli orti, non ci pone. Ci mette in crisi come civiltà. è un pezzo dell’equilibrio naturale che contrasta con il nostro modo di vedere il mondo. Noi ci consideriamo superiori a tutto il resto e possiamo annientare tutto il resto. Fin dall’antica cristianità l’uomo si sente superiore, deve dominare la natura. Prima aveva strumenti che gli davano un limite, oggi siamo in grado di spianare il Cervino, prosciugare un lago, spostare un fiume. Con un colpo di fucile, lo si può abbattere, non farlo è come cedere le armi di fronte a un concorrente. L’uomo non ha concorrenti reali.
quindi abbiamo paura della competizione con lui?
No, abbiamo paura di questo animale che fa quello che vuole lui, che non segue regole, non è arginabile, si infila, un essere libero tutto sommato, quello ci fa paura.
Viene in piazza a rovistare nei cassonetti e con la stessa disinvoltura si mette alle calcagna di un capriolo per nutrirsene. è un carnivoro: mangia gli animali, non erba e foglie.
Sulle Alpi non ci sono molti carnivori, c’è l’orso nelle Alpi orientali, il lupo e i cacciatori del cielo: l’aquila, il gufo, il falco che fanno meno impressione perché abitano un altro spazio, mentre il lupo occupa il nostro sui sentieri delle montagne su cui camminiamo anche noi. Come in Africa ci fa paura il leone.
Il carnivoro non è un animale docile, cervo e camoscio non ci fanno paura perché li reputiamo innocui.
Museo delle Alpi al forte di Bard: l’orso da Est e il lupo da Ovest sono il ritorno del carnivoro sulle Alpi, all’orso gli sparano, al lupo vorrebbero sparargli. Il ritorno dei carnivori sulle Alpi crea dei problemi reali, non solo immaginari.
cosa pensi degli abbattimenti (come soluzione, come possibilità)
siamo parte della natura di cui abbiamo snaturato gli equilibri. quando il lupo eccede turba equilibri già snaturati e che occorre controllare. Se questo è possibile con gli altri selvatici, può esserlo anche per il lupo. Non è che abbia più dignità di un erbivoro. Prima però bisogna capire qual è il punto di equilibrio, fare il possibile per evitare l’uccisione a meno che non sia necessaria. Se si uccidono le mucche per mangiarle, è normale che si possano uccidere i lupi. Pensare che il selvatico non si uccide e il domestico sì è una visione distorta. Non si può uccidere il lupo per piacere. Per piacere non andrei ad uccidere nessun animale ma quando va regolamentato, si regolamenta. Come con gli altri animali, si può fare con il lupo. Sicuramente ci sono più problemi.
I francesi ne hanno già abbattuti, gli svizzeri anche. Ci sono zone dove si è investito molto sulla pastorizia, soprattutto ovicaprina, è difficile pensare che in quelle zone si concentri una popolazione di lupi eccessiva.
immaginarsi i pastori con il fucile per difendersi?
No, così sarebbe il farwest. Il lupo è un amico e nemico di tutti, non è che sia solo di qualcuno: come la montagna non è dei montanari e torino non è dei torinesi. Certe cose sono dell’umanità. Dev’essere qualcuno superpartes a decidere e non può essere un singolo a cui gira storto a decidere se mantenerle o abbatterle. Questo vale anche per le cose inanimate. La proprietà è mia fino ad un certo punto: il Cervino non è di quelli di Cervinia e Venezia non è dei Veneziani. L’idea che il lupo sia il nemico di chi ha le pecore è giusta fino a un certo punto, non può essere il pastore a farsi giustizia. Ci vuole qualcuno che abbia una visione più ampia della situazione.
Siamo davvero in grado di dominare illimitatamente la terra? No, abbiamo già superato il limite. Il lupo ci pone questa domanda ed è per questo che ci mette in difficoltà.
è un limite che si può infrangere facilmente, di fronte al riscaldamento globale siamo davvero inermi, il lupo lo possiamo eliminare, basta spargere un esercito sulle montagne con questa missione! è un limite che ci dà una visione più corretta sul nostro essere, se vogliamo far parte di questa natura.
relazione futuro delle Alpi e futuro del lupo?
Da un lato abbiamo portato la città in montagna trasformandola in periferia urbana, poi ci siamo accorti che questo modello in montagna non funziona.
Dall’altro lato le abbiamo intese come il bel mondo passato, quasi un grande museo e di nuovo la visione è molto funzionale alla città. Il cittadino vuole ritrovare in montagna le cose che ha distrutto altrove. Sono due modi totalmente perdenti, non reggono.
La terza via: dobbiamo creare sulle alpi un laboratorio di sviluppo sostenibile perchè è un mondo che ci viene letteralmente addosso se non è curato in modo sostenibile. Ci viene addosso con le alluvioni, con le frane e anche con il lupo, con il selvatico che reclama un suo spazio.
è un bellissimo simbolo.