Chiusi cilindri e bisacce, prima di partire sono andata a salutare. Davanti alla porta c’era una capra appena uccisa. Ursjinkhand mi ha versato il tè, si è messa il Dell da lavoro ed è uscita. Bevuto il tè con Eeghy, sono uscita anch’io pronta a partire.
Lì fuori la capra era già stellato e stavano raccogliendone il sangue. Non potevo partire così è mi sono fermata.
Il sangue non ha avuto il tempo di rapprendersi che le due mezze e erano già appese ad essicare, la pelle piegata a conciare, le interiora lavate e ripulite e i cani avevano già mangiato il poco che restava.
L’unica cosa che potevo fare per partecipare alla festa era cambiare l’acqua del secchio e buttare via quella sporca. Sotto il coltello di Ursjinkhand ogni parte dell’animale aveva un suo senso. La semplicità con cui tutto accadeva e la morte di uno diventava vita per tutta la famiglia, riempiva ogni gesto di amore.
Sono partita molto tardi, c’erano troppe cose da scoprire. Ho spostato il picchetto dei cavalli due volte ma non potevo stare qui per molto. Con quest’erba secca dovevo farli bere.