Mi sono accampata nell’unico posto con una parvenza di erba vera. Poveri cavalli. Ci sono posti dove tutto questo asciutto è proprio una dannazione. Erba che si possa chiamare erba l’ho vista solo vicino ai fiumi. Molte volte solo una striscia di una ventina di centimetri lungo l’ argine. La corda a cui sono legati i cavalli durante la notte è lunga 14 metri, quindi la superficie in cui possono muoversi quando sono legati è abbastanza grande. Una notte ho dovuto spostargliela quattro volte affinché mangiassero qualcosa.
Acqua ne trovo ma nella regione in cui siamo adesso è spesso salata. Sui bordi dei corsi d’acqua e dei laghi, dove il livello è sceso, si vede il sale coprire il fango. Oggi abbiamo varcato il confine tra lo Zavkhan e l’Ovs. Il confine passa sul lago Zavdan Nuur che sulla cartina è segnato come salato ma è molto più sale che acqua. Non mi sono avvicinata: non si vedevano gher né animali su questo versante e quello che avrebbe dovuto essere acqua salata era una spietata superficie bianca che faceva venire sete a guardarla.
Piove tutti i giorni, ma è come se l’acqua non riuscisse a colmare l’aridità.
Piove con il vento e forse è lui che se la porta via.
Ci sono delle piante grasse e delle artemisie dall’odore pungente che coprono di verde monti e valli ma nessun erbivoro li mangia. Fanno fiorire le cavallette. Quando sento quell’odore verso sera mentre cerco un posto per accamparmi, mi viene male..
In quei posti ovviamente i nomadi passano e vanno e non ci sono gher. Sembra tutto verde ma quando arrivi e l’erba è finta, viene il magone. Qui si sentiva appena. Per fortuna, dopo averlo avuto intorno per tutto il giorno!
I cavalli hanno cacciato il naso nell’erba e ho solo più sentito tritare.