Porte aperte

 

Strade gelate e deserte. Spettacolo candido di tronchi di Betulle e neve. Una porta che si apre e una persona che sorride. Samovar. Vika e Sasha e i loro figli. La stalla, la stufa e fuori il gelo.

Chiedo scusa a chi era preoccupato per il mio silenzio. É da due settimane che attraverso un territorio molto sperduto. Piccoli villaggi a quindici, trenta chilometri uno dall’altro e campi sterminati dove i trattori mietevani a più non posso fino a tre giorni fa. Poi é arrivata la neve è adesso sono tutti in casa.
Nei prossimi giorni i villaggi saranno ancora più piccoli. Non so se miglioreranno le mie possibilità di connettermi. Intanto vado avanti e scrivo.

Краснодарское il villaggio minuscolo é di pianta quadrata. Proprio al centro c’è un grande recinto con mietitrebbie, rimorchi, falciatrici e ogni sorta di macchina per lavorare i campi circostanti. Macchine enormi. Distanze enormi. Come faceva questa gente a mietere questa enormità quando per portare il grano c’erano solo le teleghe tirate dai cavalli?

I villaggi sono un susseguirsi di recinti in cui a volte é difficile distinguere la porta dal resto. Campanelli non ce ne sono. La via passa tra due corridoi di erba dove pascolano oche, galline e capre. Ogni tanto c’è un cavallo legato alla corda. Sembrano tutti bei cavalli.
I villaggi sono il posto delle persone. Fuori dai villaggi la gente ci va solo di giorno e solo per lavorare. Mi sembra che sia un modo per stare al sicuro. Insieme, una casa vicina all’altra, un recinto che delimita lo spazio vitale di ogni famiglia, cani che mettono in guardia da chi potrebbe portare via qualcosa o qualcuno. Il sospetto verso lo straniero è la prima reazione. La conseguenza spesso un fuggi fuggi generale. Mi é successo di avvicinarmi ad una casa salutando una signora e di vederla correre dalle sue oche per spingerle verso il recinto della casa e chiudersi dentro con il lucchetto. Credo che sia un retaggio di passati che io non posso neanche immaginare.
Per fortuna c’è anche Tolstoj! Quel senso del viaggio da ‘Guerra e pace’ si radica in certi cuori. Quelle persone quando mi vedono reagiscono con entusiasmo e gentilezza.
– путешествие! (Viaggio!)
E quella é la parola magica che chiarisce anche agli altri che non c’è nulla da temere.
Tolta la paura é un attimo e scatta l’affetto, il bisogno di accudirmi, di farmi sentire a casa.
Il mattino dopo vado via e sembra già strano che quel legame di una sola notte sia già così saldo.
Queste sono famiglie. Il legame é custodia e cura. Andando via so che qualcuno si sta già preoccupando per me. Io spero di saper ricambiare queste cure.

Sasha apre la porta di casa

Quando la signora Olga cerca di farmi asciugare il bucato con l’asciugacapelli; o Dimitri mi riempie un barattolo di miele profumato; Zacharia mi mostra come funziona la sauna e mi indica lo scopo di tutte le bacinelle e mestoli per lavarmi e fare il bucato; o mentre vado via arriva qualcuno in macchina a chiedermi di scrivere il nome del blog, pezzi di cuore si attaccano alla punta della matita e spero che restino lí per sempre.

E c’è chi, come Nastja e Zacharia, il mattino dopo mi accompagna per un pezzo di strada.

Queste porte che si aprono, compensano tutte le altre che ho trovato chiuse. Sono riuscita a comprendere la paura di questa gente, ma purtroppo ho perso l’occasione per avvicinarla.

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