In Mongolia gli alberi sono una rarità, il carbone è diffuso come combustibile da grandi occasioni e in molti posti l’unica cosa da bruciare è lo sterco secco degli animali allevati. Dall’altra parte del fiume che costeggia l’accampamento di Saraa e Baghy, c’è un boschetto di salici. Si aspetta l’inverno per andare a raccogliere la legna di tutto l’anno perchè quando il fiume è ghiacciato, lo si può attraversare con il carro.
il giorno cadeva ed ero andata a vedere l’ultimo raggio di sole sul fiume. Appena l’ultimo raggio ha cercato di andarsene, sono arrivati dall’accampamento Baghy, suo figlio e due suoi nipoti in partenza con un carro di legno tirato dal bue. Stavano andando a fare legna e mi sono unita alla spedizione.
Baghy stava davanti e saggiava la consistenza del ghiaccio sul fiume per mettere in sicurezza la progressione. il figlio conduceva il bue e Zarkhna stava seduto sul carro con suo cugino.
Siamo arrivati in una radura del bosco dove era già ammucchiata una catasta disordinata. Potendone trasportare di più, tutta la famiglia si è messa all’opera per far cadere ancora qualche albero prima che fosse completamente notte. Baghy ne sceglieva uno e bussava sul suo tronco. A seconda del suono decideva se farlo cadere o meno. Quando trovava quello buono, gli dava qualche colpo di accetta al colletto e tutti insieme lo spingevano finché non cadeva. Trasportato tutto vicino al carro, lo abbiamo caricato mentre una luna gigantesca illuminava a giorno la neve e siamo rientrati sotto le stelle. Al ritorno il bue era condotto da Zarkhna.
Tutto era candido e nelle tende il fuoco era acceso. La luce gialla usciva dai rosoni centrali raccontando familiarità e calore.
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