Mi ero fermata ai limiti del villaggio per aggiornare il sito nell’ulnell posto dove c’era un po’ di segnale. Nessuno all’orizzonte, temporale gigante in arrivo, erba e acqua per i cavalli e due pali per tirare il telo. Scarico tutto, monto il telo, mangio e mi metto a lavorare.
Arrivano dei ragazzini. Dicono che la testiera di Azimuth è molto bella e fanno capire che la vogliono per loro. Gli dico che ho due cavalli e due testiere e che non posso andare avanti senza.
Niente, non si mettono il cuore in pace. Tornano con dei soldi ma non voglio soldi. In più quella testiera me la aveva regalata Silvia e non la darei a nessuno neanche se fosse inutile e brutta. Se ne vanno di nuovo.
Tornano girando largo e uno di loro prova a salire su Tgegherè che è impastoiato e legato alla corda.
Scoppio.
Voi cari mongoli che mi insegnate che per rispetto del cavallo non si passa sulla corda a cui è legato, vi permettere di salire sullo stesso cavallo legato e impastoiato????
Siamo impazziti!!
Un po’ di andirivieni così è le cose sono precipitate a causa del più avido dei quattro. I cretini sono uguali in ogni parte del mondo.
Ok. Appena finisce di piovere smonto il telo e sello i cavalli che credevano di essere arrivati.
– cosa stai facendo?
– sto sellando due cavalli mongoli
– e dove vai?
– non lo so
– ma tra mezz’ora sarà buio
– meglio, così nessuno mi vedrà
E me ne sono andata. Non sono andata dove avevo detto a chi me lo ha chiesto. Alla prima curva della strada sono salita sulle montagne senza pista. Ho trovato un accampamento invernale pieno di erba e ho montato il telo senza accendere la pila.
Notte di diluvi per alzare il morale. Risveglio di tempeste.
Guardo la cartina per capire cosa ho combinato in quelle due ore fuoripista e mi sembra stupido tornare sulla strada. Sello e finisco la salita che porta a una cresta di pascoli e foreste. Bussola alla mano sono arrivata a una traccia di animali che scende 12 chilometri più in là e va ad intercettato la strada per Tudevtei molto più avanti di dove l’ho lasciata.
In fondo alla traccia c’era una valle verde verde con alcune gher sparse e sono andata verso quella più lontana dalla strada.
Ci vive una bella famiglia. Lei dolce e forte. Lui timido. Due bambine e due bambini. Mi hanno accudita e soprattutto mi hanno rialzato la fiducia nell’umanità.
Grazie a quattro cretini ho attraversato un posto talmente selvaggio che non ci vanno neanche i mongoli e sono andata ad atterrare nel posto giusto per dimenticarmi di loro. Fanno splendere ancora di più l’umanità di chi vale la pena incontrare.