Tre sorgenti

I cavalieri dell’Ikh Gol. Li ho visti arrivare mentre mi attardavo nel saccopelo sbinocolando su e giù per la valle. Mi sono vestita al pelo prima che arrivassero. Un enorme gregge che stavano conducendo a Zuunkhangai e loro tre. Il gregge ha approfittato subito della pausa e loro non sono ripartiti finché non hanno visto tutte le cartine del viaggio. Poi sono partita anche io.

L’umanità sparsa in questo paese è incantevole ma quando non c’è, perché mi addentro in aree troppo remote, sono i posti che attraverso a dire la loro.
C’è una pista che collega Zuunkhangai a Ondorkhangai passando ai piedi delle montagne in zone molto arido. Vedendo com’era e vedendo le montagne tutte verdi, ho cercato un’alternativa.

Il territorio compreso tra Zuunkhangai e Ondorkhangai. La pista é quel lungo giro nero. I fiumi sono quelli blu.

Il fiume Ikh Gol su cui mi trovavo ha la sue sorgenti dritto ad ovest del paese. In quelle pieghe delle montagne nascono altri due fiumi: il Bayan Gol che dopo sei sette chilometri verso est, scende a nord e il Zuun Gol che scende a ovest fino a Ondorkhangai. Nel punto in cui si vedono tutte le tre sorgenti ci sono tre ovoo: uno più grande e due più piccoli.
È incredibile come tre fiumi che nascono quasi nello stesso posto possano formare valli così diverse.

Nar Iin Gol: fiume delicato

L’Ikh Gol l’ho risalito attraversando calanchi e aree di forte erosione per arrivare a un vasto pianoro tutto verde di erba vera in cui cantava l’acqua del ruscello.

Bayan Gol: fiume segreto

Il vallone per raggiungere il Bayan Gol era ardito ma erboso, di là invece ci sono solo più pietre. Il fiume in molti tratti non si vede neanche, credo che scorra sotto terra, appare e scompare tra pietre feroce e molto dure. Sali sali e la valle piega a ovest.

Zuun gol: fiume dei cavalli

Raggiunto il crinale a monte delle sorgenti, si scende di qua, le pietre non ci sono più e nella valle del Zuun Gol ci sono persino degli alberi sul versante a nord.
In tutto il giorno abbiamo incontrato solo rapaci fino a qui dove pascola un enorme branco di cavalle con i puledri. Pascolavano su questo promontorio da cui si vede tutta la valle sottostante. Mi sono accampata al limite della loro area, loro si sono spostati un po’ più in là.
Non ci sono sentieri. Le uniche indicazioni che avevamo erano le forme dei crinali e le direzioni dei fiumi. La valle ai nostri piedi sembra qualcosa di incontaminato.

Cercavo una pietra per piantare i picchetti dei cavalli, ce ne sono qui e là nell’erba. Quando l’ho alzata ho avuto l’impressione di aver smontato qualcosa e, guardando meglio, ho visto che faceva parte di un cerchio di pietre messe lì chissà quando da qualcuno che aveva i suoi motivi per riconoscere qualcosa di speciale in questo posto. Non sono riuscita a rimetterla com’era.

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