Qui il tramonto dura tre ore, a volte quattro. La vera notte in questa stagione non scende mai. Qualche stella si presenta all’appello e fugge nel giro di una mezz’ora per ripararsi dall’estate.
Proprio oggi inizio le trafile per la frontiera con l’Europa. Sono in un maneggio che sembra inventato apposta per farmi dipanare tutta la matassa. É pizzicato tra la città e la palude. Solo qui intorno i prati sono pascoli. Gli edifici sono dipinti di bianco. In ogni angolo Katia cura fiori tutti diversi che trasformano ogni angolo in un giardino.
Stasera sono arrivati qui due camion. A bordo c’erano sei persone e tre cavalli, polacchi di Opole, diretti a Mosca per una gara. Si sono fermati qui per far riposare i cavalli. Domani a mezzogiorno devono essere a Mosca. Loro mi hanno dato qualche dritta in più. Hanno appena passato dieci ore alla frontiera e hanno ancora avuto la pazienza di sedersi a un tavolo piccolino per farmi vedere le loro carte e darmi qualche dritta.
Vediamo quante pedine mancano. L’idea che questo posto, questo incontro, la gentilezza con cui Petr Petrovich si interessa di appoggiarmi nella mia lotta contro la carta fossero regali di san Giovanni mi si è appiccicata alla testa.