Intervista a Paolo Parricelli. Unico guardaparco della Lessinia
Per mestiere sta sul territorio del parco a seguire cosa accade. Non c’è solo il lupo, ma lui è un animale particolare e certi incontri lasciano il segno.
Per riprenderlo nelle zone di rendez-vous ci appostiamo con i cannocchiali a trecento quattrocento metri di distanza in modo da non disturbare e vedere come si comportano a casa loro. Da tre anni questi luoghi in cui si sentono tranquilli sono gli stessi, credo che sia perché siamo stati discreti, altrimenti sarebbero andati a cercarne degli altri.
Per seguire i lupi occorre frequentare posti che gli interessano e andargli incontro in orari in cui si muovono più volentieri. Bisogna immaginare i loro ragionamenti e diventa un lavoro di fantasia.
Durante un appostamento il 22 agosto nel silenzio li abbiamo sentiti ululare per la prima volta. Non li avevamo ancora visti. Un momento come quello non assomiglia a nessun altro, rimane impresso nella memoria.
A fine luglio dell’anno seguente è uscita la prima cucciolata. Era una cucciolata ma per noi che eravamo stati dietro a quei due lupi che venivano così lontano e che avevano scelto di fermarsi proprio qui era speciale. Quei due cuccioli chiudevano un cerchio. Da quel momento si poteva dire che i lupi sono tornati sulle Alpi. La popolazione slava è quella italica tornavano a mischiarsi. Proprio qui.
Un altro momento che ha lasciato il segno è stato il ritrovamento del collare di Slavc, siamo partiti a cercarlo con i forestali Fulvio Valbusa e Luca Signori. Gli sloveni ci avevano chiesto di spedirglielo per scaricarsi i dati che aveva registrato. Oltre alla traccia, aveva in memoria dati meteo che potevano essere studiate. Siamo partiti inseguendo il segnale. L’ho preso in mano e ho sentito quanto pesava quella batteria. Quando se lo è trovato addosso dev’essere stato una gran noia e togliersi quel peso dev’essere stato un bel sollievo. Era pesante!
Fare i transetti e seguire le tracce lascia sempre qualche sorpresa. A volte segui una traccia che sembra una sola e dopo un po’ comincia a dividersi. Sono due, no tre, no, quattro. Possono essere anche cinque sulla stessa traccia. Un piede dietro l’altro in gran segreto come una fila di indiani e a testa alta.
Queste sono storie. Ogni volta che esci a seguirli è diverso e scopri un pezzetto in più. Loro sono lupi e abitano questo territorio e in qualche modo anche io che cerco di conoscerlo come lo conoscono loro.