2016 06 24 Intervista a Tommaso Borghetti – Assistente forestale della Stazione Forestale di Ala – Corpo Forestale Trentino
Si stava iniziando a parlare di un probabile ritorno del lupo in Lessinia. Se ne parlava a livello del tutto teorico. C’era stato un convegno in cui si erano fatte supposizioni sulle possibili aree di insediamento di nuovi branchi e la Lessinia era risultata una delle più vocate. A quell’epoca non c’erano ancora.
Il mio incarico oltre al monitoraggio di tracce e predazioni era quello del fototrappolaggio che diede esito positivo per la prima volta il quattro dicembre 2012 e furono immortalati Slavc e Giulietta presso Malga Revoltel.
Il successivo lavoro di posizionamento di fototrappole e inseguimento di tracce nella neve è stato fatto in collaborazione con i colleghi veneti. È diventato un motivo di ricerca che andava oltre al lavoro, sia per me che per loro.
Per me l’attività più stimolante era l’inseguimento delle tracce. Il lupo è un animale che cammina a testa alta, non è come la volpe che ha sempre il naso per terra o gli erbivori che vanno avanti brucando. Lui fila dritto come se fosse tirato da un filo e a seconda della pista che sta tracciando dice cose diverse.
Le tracce stupiscono sempre. Una volta stavo inseguendone una che filava a una certa quota dalle parti di Castelberto senza apparente motivo. Andava dritta verso le rocce strapiombanti sulla valle. Tra le rocce c’era un unico passaggio che permetteva di passare oltre in sicurezza. Ecco il motivo!
Anche spostamenti molto lunghi sembrano andare dritti a una certa meta senza incertezze. Mi sono trovato a seguire una traccia su neve che partiva dalla zona più settentrionale dell’altopiano e lo attraversava senza incertezze fino a un recinto che si trova molto a sud. Sono arrivati fino lì, hanno fatto un giro intorno al recinto e sono tornati indietro. Nel giugno precedente in quel recinto avevano mangiato un asino. Si ricordavano del banchetto e sono tornati a vedere se riuscivano a fare il bis.
Standogli dietro si arriva a trovare i posti dove si incontrano più frequentemente, quelli dove amano fermarsi e a un certo punto i rendez vous, quelli dove si sentono più tranquilli, dove i cuccioli imparano a sopravvivere e gli adulti tornano a riposare. Quando li scopri, quelli hanno qualcosa in più. Sono la casa del lupo.
In quei posti cerchiamo di avvicinarci il meno possibile per non disturbare.
Le tracce di più lupi che viaggiano insieme sembrano una unica per lunghi tratti. Si aprono ad asola nei punti dove si sentono tranquilli a viaggiare affiancati e si richiudono sempre ad asola, dove c’è una strettoia o un pericolo. Da lontano somigliano a quelle degli escursionisti.
Le tracce di uomini e lupi si assomigliano ed entrambe raccontano delle storie.
E la dispersione? Quando un cucciolo di un anno e mezzo, maschio o femmina che sia, parte da solo e fa centinaia di chilometri per trovare il posto dove formare il nuovo branco?
Gli orsi sono molto più stanziali, le femmine restano dove nascono, i maschi partono e vanno a cacciare chissà dove ma poi tornano per l’accoppiamento e la zona in cui prolificano rimane sempre la stessa.
Il lupo no, quando è ora lui parte e va da un’altra parte. Non torna. Alcuni non sopravvivono al viaggio, certi vanno a formare un nuovo branco. Altri, non incontrando la femmina o il maschio con cui formarlo ma essendo abbastanza forti da non soccombere, si insediano in un nuovo territorio dove restano a condurre vita solitaria bastando a sé stessi. Il lupo della Val di Non è arrivato lì, il territorio gli si addiceva, non sono arrivate femmine con cui colonizzarlo, ci è rimasto lui e si è occupato di sopravvivere.
I lupi del branco della Lessinia erano tredici prima dell’inverno e adesso sono sei. Gli altri sono partiti. Quello che è stato investito in Valsugana ha concluso il suo viaggio, degli altri non si sa niente di più oltre al fatto che sono stati avvistati molto più a nord.
Seguono nuove piste.