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Naadam di Tudevtei

-A Tudevtei domani inizia il Naadam!
-che bello.

Un momento di sosta prima di svoltare a ovest

Mi sono messa in pista senza soste per arrivare il prima possibile. Sono stata superata dalla gara dei bambini che galoppavano tornando al villaggio.
Sono arrivata qui è c’era una festa a basso volume.

Tgegherè preferisce stare in mezzo alla gente e farsi ammirare
Azimuth preferisce stare dove puo’ tenere sotto controllo tutto e tutti.

Il Naadam è la festa per tutti. Ci sono le gare, le leccornie e i canti.
Cavalli da tutte le parti: quelli delle gare e quelli degli spettatori che vanno e vengono a cavallo.

Cavalli da tutte le parti

Nessun posto per legare Azimuth e Tgegherè ma erba da tutte le parti. Mi sono fermata in fondo all’area della festa, dietro le postazioni della gara di tiro con l’arco. Ho provato a impastoiarli e loro si sono messi a brucare come se non ci fosse nessuno intorno. Valli a capire! Certe volte basta un furgoncino in lontananza per farli spaventare da morire e qui con tutta la gente che va su e giù in moto, in auto e a cavallo, gli altoparlanti, teli che sbattono al vento, non fanno una piega.
Mentre dissellavo, quell’angolino fuori dalla festa è diventato una calamita e sono arrivate tantissime persone. Stavo per cambiare idea e andarmene e dalla parte opposta hanno richiamato l’attenzione per la gara di lotta.

La gara di tiro con l’arco ha anche la categoria femminile.

Siamo rimasti tre o quattro e poi si sono dimenticati di me. Non mi sono allontanata dalla gara di tiro con l’arco, anche se appena mo sono allontanata dal materiale nessuno si è più avvicinato.

Le personalità di Tudevtei, saputo di me sono venute a salutare e hanno voluto farsi fare una foto con me. È stato un onore partecipare al loro Naadam.

Un rispetto enorme. Nessuno ha toccato i cavalli, nessuno ha toccato il materiale, nessuno parlava inglese. Ecco, forse il fatto che in tutto il villaggio nessuno sappia dire una parola in inglese è un parametro per riconoscerlo ancora libero..
Finita la giornata di festa, mentre gli ultimi ritardatari andavano via, il cielo è diventato nero nero. Ho caricato i cavalli, sono salita verso la montagna, mi sono fermata appena ho trovato due pali di legno per tirare il telo.

Un attimo dopo la tempesta. Brrrr!!!

Appena è stato tutto al riparo è arrivato un finimondo di cinque minuti e nei cinque minuti successivi è sbocciato un tramonto da fine del mondo.
Tutto asciutto. Riparte la musica Laggiù alle porte del villaggio. Noi dormiremo qui.

Il mattino dopo la tempesta.

Carosello

2018_07_01 Mannustaii Bag
Accampata di fianco al fiume in corrispondenza di un recinto abbandonato e quasi distrutto per avere picchetti per il telo e legna per cucinare. Picchettato Tgegherè e lasciato impastoiato Azimuth perché andasse un po’ dove voleva lui. Stavo per accendere il fuoco e loro due hanno alzato di colpo la testa smettendo di mangiare. Lontano si vedevano dei bambini a cavallo che venivano verso di noi.

Qui ho solo le foto di quando li ho visti arrivare un attimo dopo questo momento di quiete assoluta. Passarle dal computer al telefono è troppo complicato per le mie doti tecnologiche, rimando alla fantasia di chi legge inventarsi la bellezza di quel momento… Ero estasiata. Non sono riuscita a fare niente.

Ho smesso di fare qualsiasi cosa per godermi lo spettacolo.  I cavalieri sono arrivati e hanno iniziato un carosello intorno ai ruderi del recinto che facevano da scenografia di una scena che sembrava inventata.
Leggeri, senza sella tranne un paio, ogni smorfia per farmi capire qualcosa era talmente chiara da sembrarti nella mia lingua. Ognuno di loro portava un cavallo al seguito. Non si fermavano mai. Continuavano a girare con disegni sempre nuovi e il cerchio del vecchio recinto sembrava fatto di mille figure in cui erano compresi Azimuth e Tgegherè che si sono messi vicini ma hanno continuato a brucare mentre i ragazzini gli giravano intorno a un ritmo incalzante e delicato insieme.

Splendido Batsuren

Erano accompagnati da un ragazzo più grande. Lui dopo qualche giro si è fermato ma non è sceso di sella. Aveva un dell azzurro con la cintura gialla e uno sguardo limpido. Batsuren. Stava lassù, mi indicava le redini e gliele mostravo. Mi indicava la sella e gliela mostravo.
Man mano la sua espressione diventava più amichevole.
Sono andati via dopo quasi un’ora.

Il giorno prima del matrimonio

2018_07_01 Mannustaii Bag
La sposa stava dipingere di verde la porta della gher. Io non sapevo che ci sarebbe stato il matrimonio, mi sono fermata per chiedere indicazioni.

Benvenuta nella mia gher

Il giorno prima del matrimonio tutti i parenti vanno a trovare la sposa. Senza saperlo sono stata la prima ospite della giornata.
C’è una pietanza riservata alle grandi occasioni che mi è già capitato di incontrare tre volte: si tratta di intestino di diversi animali ripieni di sangue fatti bollire in un brodo che diventa man mano sempre più grasso. In quello stesso brodo viene fatta cuocere la pasta che viene fatta sul momento, tirata su un piano di legno appoggiato su un letto ed essi Ata rapidamente appoggiando sulle parti libere della stufa e tagliata a striscioline e simili a tagliatelle.

La sposa tira la pasta

Sono arrivata in quel momento è mentre bevevo la mia tazza di tè, mi è stato presentato un piatto di un chilo e mezzo di interiore bollite. Tutti lavoravano per preparare il banchetto. Sul lato opposto alla porta c’erano due tavoli su cui all’inizio c’era solo la tovaglia e man mano arrivavano piatti di tutti i colori. Quando ho finito la mia razione i tavoli erano pieni di cose che non avrebbe più potuto starci altro e dalla porta erano entrate nella gher almeno quindici persone.

Il tabacco da fiuto è una tradizione speciale della Mongolia. Merita un discorso a parte, spero di avere occasione di approfondire.

Ogni uomo che arrivava si sedeva intorno ai tavoli e offriva tabacco da fiuto agli altri commentato che ricambiavano con il loro. Le donne si sedevano tutte sul lato destro della tenda e chiacchieravano.
La madre della sposa continuava a impastare palline di pasta e la sposa le tirava e le tagliava.
Finito di mangiare mi hanno offerto una scodella di tarag che forse è quello che mi ha permesso di sopravvivere al banchetto che per me era davvero abbondante.
La bacinella con le interiora era guardata come un vassoio di pasticcini e ognuno sceglieva i pezzi che lo ingolosivano di più mangiandoli mentre guardava quale avrebbe scelto dopo. Nessuno ha tirato fuori il coltello, c’è n’era uno per tutti dentro la bacinella.
Mi hanno ripetuto più volte di fermarmi per il giorno dopo. Non me la sono sentita. Già così mi sembrava di aver fatto l’ospite oltre il dovuto.
Avrei voluto avere qualcosa di bello da regalare alla sposa ma non ce l’avevo e le ho lasciato solo dei soldi e i miei auguri.
Mentre sellavo, gli uomini ospiti della gher si sono seduti a fumare vicino ad Azimuth e Tgegherè per godersi lo spettacolo. Fumavano, chiacchieravano e facevano finta di essere lì per caso.

Non potevano perdersi uno spettacolo così!!

La sposa era nella gher che friggeva altre leccornie.
Sono salita in sella e sono andata verso nord scendendo il fiume.

Ider gol o non Ider gol???

La valle incantata

2018_06_27 Zagast
Sembrava di salire verso il niente di niente. Una valle intera di pascoli con un ruscello argentato in fondo. La traccia saliva sulla sinistra orografica.

Nella Valle incantata finalmente è arrivata la pioggia: quella che alimenta i pascoli e nutre gli animali. Questa valle era la più popolata che io abbia incontrato nel niente di questi giorni

Un salto della valle con due tornanti e una cascatella.
Un altra valle di pascoli e gher da tutte le parti: isolate, a due a due, gruppi di gher. Acqua buona di una sorgente e il ruscello che continua a cantare là in mezzo.
Il passaggio per superare il salto di rocce lo avevo riconosciuto a malapena, altrimenti sarebbe sembrata una parete inespugnabile. Le paludi che abbiamo attraversato prima del colle sono una barriera altrettanto selettiva.
Quella valle pizzicata là in mezzo dove potrebbe non esistere niente mi ha ricordato la Valle incantata delle leggende walser. Qui però l’accoglienza è stata totale e generosa per i cavalli e per me.

Altankhutga mi ha chiesto il telefono per vedere le foto del viaggio e quando le ha scorse tutte, si è messo a giocare come farebbe chiunque abiti nella Valle incantata e così ci sono anche io!

La famiglia che mi ha indicato dove accamparmi non mi ha lasciata finché non sono andata a prendere un tè nella tenda. Era un tè con tantissimo latte, quello che ci voleva dopo il temporale!
Mentre ero nella tenda diluviava. Sul rosone centrale non c’era niente che proteggesse l’interno della tenda e l’acqua cadeva sulla stufa calda sfrigolando in vapore.

Il quadernino che come sempre mi soccorre in ogni momento.

Sono andata a montare il telo in mezzo ad Azimuth e Tgegherè. Altankhutga scuoteva la testa e voleva convincermi a dormire nella gher.
– no Altankhutga! Grazie, questa è la mia casa per quest’anno e ci sto davvero bene!
Non mi credono mai finché non mi vedono al mattino: mentre mi bevo il mio caffè sotto il telo senza uscire dal saccopelo quel niente di riparo sembra un castello.
Cavalli all’abbeverata. Cavalli in partenza, mandria di yak in arrivo. Mungitura. Mandria di yak in partenza, cavalli in arrivo.
Altro tè. Impossibile rifugiarmi nel mio angolo, succede sempre qualcosa o arriva sempre qualcuno.

Sembra tutto un gioco, i cavalli sono sempre al centro di ogni azione.

I cavalli sono sellati per tutto il giorno, pronti a partire per andare da qualsiasi parte. Le due ragazze sono tornate in sella, quando era ormai quasi buio. Sembravano felici e i cavalli anche.
-Saikh amraré!

Rifugio sulle montagne

Mi ero fermata ai limiti del villaggio per aggiornare il sito nell’ulnell posto dove c’era un po’ di segnale.  Nessuno all’orizzonte, temporale gigante in arrivo, erba e acqua per i cavalli e due pali per tirare il telo. Scarico tutto, monto il telo, mangio e mi metto a lavorare.

Inutile dirgli di sparire. I cretini pensano sempre che gli stai facendo i complimenti!

Arrivano dei ragazzini. Dicono che la testiera di Azimuth è molto bella e fanno capire che la vogliono per loro. Gli dico che ho due cavalli e due testiere e che non posso andare avanti senza.
Niente, non si mettono il cuore in pace. Tornano con dei soldi ma non voglio soldi. In più quella testiera me la aveva regalata Silvia e non la darei a nessuno neanche se fosse inutile e brutta. Se ne vanno di nuovo.
Tornano girando largo e uno di loro prova a salire su Tgegherè che è impastoiato e legato alla corda.
Scoppio.
Voi cari mongoli che mi insegnate che per rispetto del cavallo non si passa sulla corda a cui è legato, vi permettere di salire sullo stesso cavallo legato e impastoiato????
Siamo impazziti!!
Un po’ di andirivieni così è le cose sono precipitate a causa del più avido dei quattro. I cretini sono uguali in ogni parte del mondo.
Ok. Appena finisce di piovere smonto il telo e sello i cavalli che credevano di essere arrivati.

Al mattino è tutto più bello!!!

– cosa stai facendo?
– sto sellando due cavalli mongoli
– e dove vai?
– non lo so
– ma tra mezz’ora sarà buio
– meglio, così nessuno mi vedrà
E me ne sono andata. Non sono andata dove avevo detto a chi me lo ha chiesto. Alla prima curva della strada sono salita sulle montagne senza pista. Ho trovato un accampamento invernale pieno di erba e ho montato il telo senza accendere la pila.
Notte di diluvi per alzare il morale. Risveglio di tempeste.

La gher di Bat Amgaraa e Dolgorjaw

Guardo la cartina per capire cosa ho combinato in quelle due ore fuoripista e mi sembra stupido tornare sulla strada. Sello e finisco la salita che porta a una cresta di pascoli e foreste. Bussola alla mano sono arrivata a una traccia di animali che scende 12 chilometri più in là e va ad intercettato la strada per Tudevtei molto più avanti di dove l’ho lasciata.
In fondo alla traccia c’era una valle verde verde con alcune gher sparse e sono andata verso quella più lontana dalla strada.
Ci vive una bella famiglia. Lei dolce e forte. Lui timido. Due bambine e due bambini. Mi hanno accudita e soprattutto mi hanno rialzato la fiducia nell’umanità.

Il bel tramonto ai piedi della montagna selvatica

Grazie a quattro cretini ho attraversato un posto talmente selvaggio che non ci vanno neanche i mongoli e sono andata ad atterrare nel posto giusto per dimenticarmi di loro. Fanno splendere ancora di più l’umanità di chi vale la pena incontrare.

Tè al latte, pane e crema

2018_07_01 Khairkhan Uul
Dopo la mungitura il latte di yak viene filtrare e messo a bollire sulla stufa della gher in wok più larghi della stufa.

Quando è pronto il wok viene appoggiato sui piedi di uno sgabello girato al contrario dove passa tutta la notte.

Non è possibile fermarsi,
chiedere un’informazione e andare via. Come minimo compaiono il classico termos di tè al latte, pane e una scodella di crema del latte del giorno prima.no

Al mattino si alza la crema e si mette da parte. Con il latte magro si fanno tutte le altre lavorazioni.
In ogni tenda dove mi sono fermata anche solo a chiedere informazioni mi sono stati offerti tè al latte e pane con la crema del giorno.
Stamattina Ogton, prima di andare a mungere mi ha portato un termos di té al latte, alcune fette di pane e una scodella di crema.

Il termos di Ogton

È stato bello.
Colazione a letto ascoltando i cavalli brucare.

Harold di Tarag

La voce

2018_06_29 Baiasjikhin Davae

Non ho foto, era troppo buio e comunque avrei rovinato tutto. Il posto era questo, i cavalli erano felici perché c’era un erba sopraffina, il telo ha fatto il suo dovere.

Stavo per infilarmi nel saccopelo. Il cielo era ancora chiaro ma non si distinguevano più i colori. Tgegherè ha alzato la testa e ha smesso di colpo si brucare. Vigile.
Un verso ha riempito tutta la valle trasformandosi in un canto dolce e potente. Veniva dalla direzione dove guardavano i cavalli.
Silenzio.
Rumore di galoppo sull’erba di un cavallo senza ferri.
Raggiunto il mio telo l’ombra si è fermata e non si sa come, abbiamo iniziato a parlare. Lui in sella e io seduta per terra.
-domani devi salire di là e andare sempre a ovest finché non trovi la pista.
-grazie, domani.
-dormirai qui?
È sceso da cavallo e si è sdraiato per terra.
-sì, c’è un buon pascolo (e acqua a per il caffè!)
-fa freddo!
-no, non fa così freddo! Ma tu dove vai adesso? Torni indietro?
Dopo cinque minuti di silenzio in cui ascoltavamo i rumori della notte e i cavalli brucare, si è rimesso in sella e ha proseguito.
-Saikh amrarè
Inghiottito dal buio sulla via del passo.
Silenzio.
Un verso ha riempito tutta la valle trasformandosi in un canto dolce e potente.
Silenzio di nuovo. Lo stesso canto si è ripetuto più in alto e più avanti.
Una voce mi ha indicato la via per domani.

Scuola di nodi

È così!!!!

No, quel nodo che ho sempre fatto per legare i cavalli non va bene. Qui i cavalli sono sempre stati legati in un altro modo e quindi i cavalli mongoli si legano con la gassa d’amante.
Non c’è verso: in ogni posto, faccio in automatico il solito nodo che Libero usava per legare i suoi muli e che si slega in un attimo, dopo un attimo arriva qualcuno e devo correggere tutto.
Ormai è un ritornello e sta diventando un gioco:
-ah, non si fa così?
-proprio no, che razza di nodi fate là in Italia?
-puoi farmi vedere come si fa?
-certo!
E così ogni volta l’inghippo del nodo è una scusa per fare qualcosa insieme e da quel momento in poi l’accampamento appartiene a tutti quelli che mi insegnano la gassa d’amante.

Il carro per l’acqua

    Il lago bianco al mattino è blu!

Il lago è a un paio di chilometri, il fiume che lo alimenta anche. Questa tenda è di quattro muri, circa 20 metri quadri. Ci abita una coppia di anziani, hanno un cavallo e degli yak. La tenda è montata qui perché per qualche mistero, ci sono meno insetti che 100 metri più in là dove è meglio non parlare perché ogni volta che si apre bocca si rischia di mangiare 2 o 3 moscerini.
Di fianco alla tenda ci sono due carri. Su uno dei due è caricato il bidone dell’acqua. Quando è ora, attaccano uno yak al carro, scendono fino al fiume, riempiono il bidone con i secchi e tornano su.

Una gher, due carri e un mucchio di legna in un posto senza alberi

L’acqua come ce la immaginiamo non è considerata qui. La si fa bollire e si beve con tè, latte e sale. Il caffè non piace a nessuno. Si mangia con un piatto soli che è la stessa ciotola in cui si beve il tè salato. Ogni pietanza contiene gli stessi elementi: acqua, carne secca schiacciata con il fondo di un bicchiere e pasta. Ogni gher ha la sua versione originale ed è straordinario quanto siano diverse. La verdura non esiste. Gli unici vegetali che ho visto usare sono la cipolla e la patata.

In questa piccola gher, questa signora mi ha offerto tè al latte, formaggio (pislak), crema (urum), aimag di yak e harold: tutti derivati dal latte.. Non c’erano neanche pane e carne.. Per me rimane la gher di latte.

Ogni tazza di tè è accompagnata dagli immancabili harold (non so come si scriva) : sorta di pastiglie di latte o yoghurt essicato molto dure che si fanno sciogliere in bocca e danno molta energia restituendo il gusto del latte che erano una volta.
Gli harold sono l’unica cosa che fa un po’ passare la sete.
L’avventura di portare l’acqua fino a qui rende conto del valore di ogni sorso.

Acqua acqua acqua

Ogni volta che riempio la borraccia la prosciugo e mi sembra la cosa più buona del mondo.

Il taccuino magico

Ehnee sta disegnando una stella alpina

Un regalo di Ehnee: un taccuino di carta fatta a mano pieno di frasi in mongolo per poter comunicare con i nomadi. A lui lo aveva regalato un belga fiammingo in viaggio in Mongolia a cui lo aveva dato un ragazzo americano che lo aveva a sua volta regalato un amico che lo aveva tenuto in un cassetto per anni in ricordo di un viaggio in India in cui un inglese glielo aveva lasciato dopo averlo acquistato in Nepal. Nessuno di loro ci ha mai scritto niente.

Se farai leggere queste parole ai nomadi capiranno che sei come loro e ti faranno stare con loro

All’improvviso dopo anni di giri per il mondo, Ehnee lo ha dato a me con queste frasi utili, due pagine in cui è descritto il mio progetto e molte pagine bianche che si stanno riempiendo di disegni, nomi e date dei nomadi che incontro finalmente davvero da quando sono ripartita da sola da Tsetserleg con Azimuth e Tgegherè.

Continuiamo in tre

La guida si è rivelata un disagio. Non aveva senso continuare così.
C’è Ehnee che mi copre le spalle da Tsetserleg, lo posso chiamare anche quando non prende il telefono per traduzioni volanti. Partecipa al viaggio occupandosi di Graffio che rimarrà in montagna nel suo branco.
È andata così. Per varie vicende l’ingombro della guida non mi permetteva di incontrare le persone.
Sto cercando di adeguarmi al viaggio con due cavalli, ogni tenda è un incontro e il taccuino somiglia a una bacchetta magica perché sta trasformando questa lingua molto difficile in un modo per chiedere alle persone di mostrarmi quello che amano di più : la loro terra, i loro animali, il loro mondo.

Stavo per partire, sono arrivati i bambini, prima di qua, poi di là, poi scappavano, poi tornavano. Poi sono arrivati con la nonna e mi hanno invitata a stare da loro e ormai è notte fonda e resto qui.