Foresta e foresta e quando sembra che la pista vada a sbattere contro la montagna davanti, volta improvvisamente a destra e comincia a seguire un fiume sempre più piccolo e infossato. Ai lati del fiume che diventa un ruscello la foresta lascia spazio a una striscia di Prato disseminata di ceppaie di alberi tagliati da qualche anno, sempre più larga metro dopo metro finché non si apre in un’ampia valle punteggiata di mandrie di mucche, branchi di cavalli e un modesto gregge di case. In mezzo alla valle continua a scintillare il fiume che salendo diventa un lago. Ne ho perso le tracce in una torbiera brulicante a sua volta di mandrie, branchi e gregge di case. Ci ho trascorso un paio d’ore. Si stava bene. L’acqua era ferma sottoterra, Isotta era ferma sopra la terra e riposava.