2016 08 14 Pis della Rossa
Giovannino e Sabina Melli
Allevatori: 152 bovini tra vacche, manze e vitelli; 600 ovini, 50- 60 capre. Gli animali in asciutta al colle Armoina con le pecore, gli altri a tiro di mungitrice.
La figlia segue il caseificio e la vendita, il figlio sta con le pecore al pascolo e la sua fidanzata fa il formaggio. Tutta la famiglia è coinvolta in azienda estate e inverno.
Giovannino e Sabina seguono i mercati e il fieno per l’inverno.
L’altra settimana la Coldiretti ha organizzato un incontro con gli allevatori al rifugio Barbara per discutere come affrontare il ritorno del lupo. Le proposte: raccolta fondi per cani e recinti; migliorie tecnologiche con marchi per i prodotti; reclutamento volontari per tenere sotto controllo le greggi in cambio di ospitalità in alpeggio.
Una volta salivamo ai primi di maggio ed eravamo gli ultimi a scendere. Adesso saliamo a fine maggio e scendiamo quando scendono gli altri, altrimenti quando rimaniamo solo noi il lupo si attacca ai nostri animali. Abbreviando il periodo in alpeggio, non si riesce a consumare tutta l’erba che c’è e resta lì a ingiallire finchè non viene schiacciata dalla neve. La neve scivola sull’erba lunga e prende la rincorsa facendo cadere slavine dove non c’è n’erano mai state.
È tutto un conflitto: prima vengono assegnati i premi per il pascolamento, poi viene messo il lupo per rendere invivibile il periodo di alpeggio. Dicono di evitare i parti in estate, di prendere i cani, di chiudere nei recinti. I cani li ho presi, vedi questo che bravo che è, sta qui vicino a casa e non dà nessuna noia ai turisti, ma se lo lasci con le pecore scappa e scende per stare qui con noi. Mio figlio non ama questi cani ed è lui che ci deve stare tutto il giorno: disturbano gli animali al pascolo, inseguono la selvaggina e non ascoltano. Alla Gianna l’anno scorso i lupi si erano organizzati dividendosi, due sono andati a stuzzicare i cani e se li sono portati via mentre l’altro colpiva. Anche con i cani non si può star tranquilli e in più sono un problema.
Qui la prima predazione risale a otto o dieci anni fa e anche se quei lupi non si erano fermati in Val Pellice, da allora si sono sempre fatti vivi.
Solo l’altra settimana ne ha uccise tre approfittando della nebbia. Mio figlio è riuscito a fargli mollare i denti da un agnellino ma ormai era troppo tardi e non siamo riusciti a salvarlo.
Una sera, per prendere due pecore zoppe che erano rinchiuse nel recinto in cura, hanno attaccato il maremmano.
È sfrontato. Sta lì e ci guarda, è persino capace di mostrare i denti. Non sono per niente selvatici questi lupi e generano sofferenza.
L’altr’anno ne aveva ferita una a una coscia ma lei era riuscita a scappare. La cercavamo, l’abbiamo cercata per giorni e pensavamo che si fosse persa. Quando l’ho trovata non era ancora morta e i vermi se la stavano già mangiando.
Questo non è un mestiere che si può fare senza passione. Gli animali che ci danno da vivere sono la nostra vita. Ci sono giorni in cui alle quattro del mattino sei già in pista e non riesci a fermarti fino alle due di notte. Vedere un animale in quelle condizioni conoscendone la storia fa male.
È vero che ci sono gli indennizzi ma ci sono molte clausole per ottenere un risarcimento completo: bisogna avere i recinti alti un metro e venti quando il pastore non c’è e un maremmano ogni cento pecore. I recinti così alti si possono montare dove arriva la strada. Le reti pesano e con quei trenta centimetri in più rispetto a quelle ordinarie pesano ancora di più.
L’anno scorso sono rientrati dagli indennizzi settecento euro dopo averne spesi mille quattrocento di assicurazione obbligatoria. Questa storia del lupo è un bel business per molta gente.
D’inverno rientriamo a Bobbio Pellice con i bovini, gli ovini stanno fuori tutto l’anno, li spostiamo dove troviamo l’erba. In molti posti torniamo da anni ma se ne devono sempre trovare di nuovi perché la pianura è diventata un posto difficile per il pascolo. Veleni e diserbanti da tutte le parti: è un mondo di esperti che senza neanche averci mai visti parte a denunciarci per i motivi più vari.
Le pecore sono sotto la pioggia da quattro giorni? Ecco che ci pensa qualche amante degli animali che ci denuncia per maltrattamento senza accorgersi neanche che il pastore è sotto la stessa pioggia dagli stessi quattro giorni.
Le pecore sono senz’acqua da un giorno? Ecco che ci pensa qualche amante degli animali e scatta un’altra denuncia. Posso garantirti che se i miei animali hanno bisogno di acqua, gliela faccio trovare e che se invece stanno pascolando un’era troppo pesante da digerire, lo faccio apposta a non fargliela trovare. Non mi interessa cosa pensa uno che non ha mai visto una pecora, mi interessa che i miei animali stiano bene e certe volte l’acqua può essere causa di coliche.
L’inverno passa così: sfuggendo alle denunce e ai veleni e l’estate passa così: sfuggendo ai lupi e alle tempeste.
Ma queste persone come fanno a pensare che noi trattiamo male i nostri animali? Anche solo per interesse, ci conviene trattarli bene, altrimenti non rendono.