2016 08 21 Benoit
Cabane de la Moutiere
Giorno di stelle alpine, notte di stelle cadenti. A luglio Benoit fa pascolare le 1500 pecore che gli sono affidate dall’altra parte del crinale, da fine agosto a settembre fa base alla Cabane de la Moutiere dove pensavo di passare la notte.
– È da quando i lupi gli hanno attaccato il gregge che non lo vediamo. Non troverai nessuno lassù. Se fosse passato per andare alla Moutiere, lo avremmo visto passare.
Di solito dove ci sono le capanne dei pastori c’è un pezzo di terra in piano e dell’acqua, pascolo per Isotta e montagne ‘finchè ne vuoi’. Salgo lo stesso. È già il tramonto.
La porta è aperta e nel recinto di rete a monte della casa c’è il gregge.
– buonasera!
– Buonasera! Ma ci conosciamo?
– No, è la prima volta che passo di qui, mi hanno detto che non avrei trovato nessuno!
– Infatti sono appena arrivato.
– Posso accamparmi qui?
– Sì
– Mauro mi ha detto di voler fare un salto qui da te, dopo aver spostato le pecore al recinto della notte
– Allora devo scendere a prendere qualcosa per festeggiare!
– Non ti preoccupare di niente, ho il cilindretto pieno di viveri e ho comprato il pane al forno.
Benoit è passato da una valle all’altra con millecinquecento pecore senza che nessuno se ne accorgesse. Non ha niente ma nella sua capanna c’è un lavandino da cui esce acqua di sorgente. Non c’è la luce elettrica ma c’è un bel mucchio di legna da spezzare per accendere un bel fuoco. Quando entriamo in casa Isotta si mette davanti alla porta, quando andiamo vicino al fuoco, ci segue e si mette in cerchio con noi.
Aspettiamo Mauro guardando il fuoco e Benoit mi racconta cosa gli è capitato la settimana scorsa.
– il gregge si è messo a girare verso un vallone, vedevo la maggior parte delle pecore ma qualcuna rimaneva dietro il costone. Era un pomeriggio molto caldo e non c’era una nuvola.
– Tutto tranquillo
– Di colpo le pecore hanno cominciato a correre all’impazzata andando tutte dietro al costone e in quel nulla il lupo è riuscito a ucciderne due e ferirne una terza al punto che abbiamo dovuto ucciderla.
– Il padrone non vuole prendere cani da protezione e neanche io vorrei dover guardare cosa combinano cani del genere. Abbiamo deciso di spostare qui il gregge in anticipo, il pascolo è più aperto in questa valle e montiamo un doppio recinto per la notte con le reti alte. Il lupo non può entrare lì.
Benoit è un musicista, un animo gentile, la scena del lupo che gli ha attaccato il gregge in pieno giorno lo ha scombussolato, non vuole più fare il pastore.
Entra in casa a prendere una sciarpa e una maglia pesante da infilare sopra al pile e la chitarra. Mentre racconta i suoi pensieri arpeggia e la valle si riempie di malinconia.
– L’inverno scorso la fidanzata mi ha lasciato, ero nella Crau a guardare le pecore. Il padrone di questo gregge ha interi capannoni dove le rinchiudiamo per tutto l’inverno. Passa l’estate a raccogliere fieno sulla sua terra. Lì in Camargue l’erba è preziosa, è marchiata con denominazione di origine protetta, viene comprata a prezzi altissimi persino dagli sceicchi che se la fanno spedire in aereo fino in Arabia. Queste pecore non vedranno mai quell’erba, gli diamo da mangiare le cose più incredibili ma non quello, quando arrivano qui sono magre e sporche perchè non escono mai.
– Ho scritto un poema ripensando agli anni in cui vivevo in Queyras e lavoravo in caseificio. Riguarda la gente di quelle montagne e di titte le montagne del mondo perchè se la gente non le custodisse, non sarebbero come vediamo. Le montagne che amiamo sono così grazie a tutte quelle persone che nei secoli hanno impiegato le loro forze e il loro ingegno per renderle come sono.
– Mischiata alla fatica della vita della gente di montagna c’è la solitudine, una solitudine talmente forte.
– Pensavo alle parole di questo poema, le spostavo e le ripensavo e un giorno all’improvviso, mentre guardavo le pecore, si è infilato un motivo nella mia testa e le parole si intrecciacano una ad una alle note come le perle di una collana.
Solitudine e malinconia si erano disciolte, lui guardava il fuoco sorridendo e intanto suonava. Ogni tanto spostavo un pezzo di legno perchè le fiamme continuassero a rompere l’oscurità. Tutte le volte che alzavamo lo sguardo vedevamo una stella cadente.
Mauro non arrivava e ci siamo mangiati le patate con i funghi. Patate con i funghi in piatti di ceramica e acqua di sorgente in bicchieri di vetro.
È arrivato quando stavamo per andare a dormire portando il suo clarinetto. Spunta un flauto, un altro di tonalità diversa e il loro dialogo di suoni raccontava più storie di mille libri. Suonavano insieme, i lupi erano scomparsi e c’erano solo più le grandi montagne che ci circondavano e che una ad una venivano illuminate dalla luna finchè tutta la valle è diventata d’argento.
Mi sono infilata nel sacco a pelo, Isotta si è coricata vicina a me e loro suonavano ancora.